ELENA 

di Euripide

UNA FAVOLA PARADOSSALE
La definizione che dell’Elena di Euripide propone Ettore Romagnoli, secondo cui il dramma non sarebbe altro che una favola paradossale, ha suggerito lo spunto per la nostra lettura dell’opera.
La prima parola della letteratura occidentale è quella che dice l’ira funesta del Pelide Achille durante la Guerra di Troia e, a partire da quel nodo narrativo, la nostra cultura è segnata al suo incipit da quello stigma di violenza e aggressività.
Questa favola paradossale racconta un’altra versione del mito, secondo cui Elena non sarebbe mai andata a Troia con Paride. Sarebbe stata portata, invece, da Ermes, in Egitto, sotto la custodia del saggio re Proteo. Al suo posto il dio avrebbe creato un fantasma composto di cielo e di nuvole. Per una nuvola, dunque, tutti quei morti.
Nel centenario dell’inizio della Prima Guerra Mondiale della nostra era, ricordare i morti del primo conflitto mondiale della nostra cultura è un tributo che si estende a tutte le vittime di tutte le guerre.
Una delle prime questioni che si pongono a chi affronti la messa in scena dell’Elena di Euripide è lo stasimo in cui il coro racconta il mito di Demetra alla ricerca della figlia Persefone, addotto come migliore esempio per sottolineare la distanza sempre maggiore dei cori delle tragedie euripidee dalla narrazione principale.
Ebbene, riteniamo che la nostra lettura scenica trovi, al contrario, pieno compimento e giustificazione, proprio grazie a quello stasimo che noi abbiamo arbitrariamente posto all’inizio di tutto lo spettacolo.
In uno scenario di guerra e devastazione entra il corifeo e mima una danza tenendo tra le mani una bambola: racconterà della terra desolata per via della inconsolabile tristezza di Demetra, invano alla ricerca della figlia, Persefone, rapita da Ade, e di Zeus che chiede alle Cariti di soccorrere la dea e di Cipride che danza davanti a Demetra fino a farla finalmente ridere.
Il mitologema, risalente ad un inno pseudo-omerico del VII-VI secolo a.C., sancirebbe la nascita della poesia giambica. Il riso divino della dea sarebbe l’immediato scatenarsi della vitalità in opposizione alla chiusura e alla cupezza del lutto. Il teatro stesso, in una forma che oscilla tra i due fuochi della tragedia e della commedia metabolizza l’esperienza umana e la ripropone, invitando gli spettatori ad uno sguardo positivo e reattivo, mostrando che la vita è quel guizzo che permane, latente e pronto a riemergere, e ci spinge ad andare avanti, in ogni occasione.
I personaggi sono immersi in una realtà che fa loro smarrire ogni riferimento, ogni certezza, ogni punto fermo. Quasi una metafora dell’incertezza e della liquidità che contraddistingue, per dirla con Zygmunt Bauman, la nostra epoca - in cui non sappiamo riconoscere la verità, velata dall’ambiguità delle notizie, credendo alle parole di presunti indovini e non riconoscendo le voci di sperati profeti - l’azione si svolge nell’esotica terra d’Egitto. Tutti i personaggi vagano tra un passato che si trasfigura, un presente magmatico in cui essi sono a disagio e un futuro che dipende più dalle loro azioni che dalla volontà degli dèi, tentando di riannodare i fili del tempo a ricostruire una trama di senso possibile. E si riappropriano, nel necessario procedere dell’azione, di un senso di responsabilità ritrovato.
Restano i morti di tutte le guerre, i cavalli di Troia e i cavallini a dondolo, le bambole rotte e i pupi e gli anfibi a costellare un cielo dove s’addensano, sempre, troppe inutili nuvole.
Domenico Galasso

D'ANNUNZIO 150 - "Del cielo, del mare, della terra, degli eroi"

PICCOLO TEATRO ORAZIO COSTA e il CENTRO EUROPEO DI STUDI ROSSETTIANI presentano l'unico evento teatrale promosso dall'Università "D'Annunzio" per celebrare D'Annunzio:

D'ANNUNZIO 150
DEL CIELO, DELLA TERRA, DEL MARE, DEGLI EROI
OMAGGIO A GABRIELE D'ANNUNZIO NEL 150esimo DELLA NASCITA

Recital di letture con
---MARIAELENA FRESU
---DOMENICO GALASSO

Musiche di C. Debussy e F. P. Tosti
Arpa --- CLARA GIZZI
Clarinetto --- STEFANO CUTILLI
Soprano --- MARIANGELA LA PALOMBARA

a cura di DOMENICO GALASSO

Introduzione del PROF. GIANNI OLIVA
Università "G. D'Annunzio"
....................................................................
Frammenti di vita, letteratura, immagini, suoni e atmosfere per celebrare il 150° anniversario della nascita di Gabriele D’Annunzio.
Un percorso bioletterario, accompagnato da sottofondo di arpa e clarinetto e intermezzi vocali, che ripercorre la carriera artistica del Vate come poeta e scrittore, fuori dai cliché ormai superati dell’amante guerriero.
Dalle memorie d’infanzia al ricordo della madre, da Pescara passando per la Roma umbertina, dalla pineta versiliana al Vittoriale degli Italiani, la parola dannunziana torna ad essere protagonista più del gesto, attraverso una ricostruzione filologica e musicale della coscienza poetico-letteraria di un autore simbolo del Novecento e della letteratura europea.

....................................................................

PROGRAMMA

Poesia:
La sera fiesolana
La pioggia nel pineto
Meriggio
Novilunio
La passeggiata
Consolazione
I cani del nulla

Prosa:
da una lettera a Cesare Fontana: Autoritratto
da Le Faville del Maglio: Sul padre
da una cronaca romana: Le Pellicce
da L’Innocente: L’Usignolo
da Il Trionfo della Morte: La Processione di Casalbordino
dal Notturno: la visita alla madre
da Il Libro Segreto: Porto la terra d'Abruzzo