LA LEZIONE DELLA FOLLIA

Nel centenario della nascita di Franco Basaglia (1924-2024), il PICCOLO TEATRO ORAZIO COSTA affronta il tema tuttavia lacerante del disagio mentale con una lezione/spettacolo intitolata “La lezione della follia”.

Ci sono due storie della follia. Quella manicomiale di un grande silenzio: la follia è messa a tacere. E quella dell’ascolto della sua voce. Questa seconda storia l’ha scritta la letteratura.

Attraverso i testi di Franco Basaglia, Mario Tobino, Domenico Dara, Stefano Redaelli, si racconterà la follia fuori e dentro le mura, prima e dopo la riforma, le si darà voce. Se ne mostrerà un’altra immagine: non violenta, ma violata, non taciuta, ma gridata, non insensata, ma generatrice di senso.

CARBONIO (da Il sistema periodico di Primo Levi)

Una modalità non canonica di celebrare il Giorno della Memoria.
(Dall’articolo a cura di Paolo Verlengia, pubblicato sulla rivista TEATRIONLINE)
CARBONIO di Primo Levi
Lettura scenica di Domenico Galasso
Introduzione Stefano Redaelli
Produzione: Piccolo Teatro Orazio Costa (Pescara)
Carbonio è l’ultimo dei ventuno racconti che compongono Il Sistema Periodico, il libro che Primo Levi pubblica nel 1975. Si tratta di un’opera ambigua, sfuggente rispetto alle classificazioni di genere. Il Sistema è il quinto libro di Levi, che fotografa dunque uno stadio di piena maturità e consapevolezza stilistica da parte dell’autore di Se questo è un uomo. In particolare, segna il progressivo ritorno ai temi legati alla memoria personale, dopo il bisogno di distacco manifestato con i due volumi precedenti – Storie Naturali (1966) e Vizi di Forma (1971) – in cui Levi sperimenta la formula del racconto scientifico e fantascientifico.
La premessa appare necessaria per presentare compiutamente il lavoro scenico di Domenico Galasso. […] La scelta del testo sembra del tutto coerente con la cifra di questa sfida austera. Galasso poteva selezionare facilmente una delle tante pagine leviane caratterizzate da una presa molto più diretta sul pubblico e sulle sue corde emotive, ivi compreso il medesimo Sistema Periodico, dove predominano i racconti autobiografici. Per contro, Carbonio è un testo che non procede verso chi lo legga o chi lo ascolti, il quale è anzi chiamato a colmare da sé la distanza che lo separa dalle parole. Manca una reale vicenda anche perché manca un personaggio tradizionalmente inteso. Da tutto ciò si deduce che siamo davanti ad una volontà progettuale da parte di Domenico Galasso, un passo da cui non a caso si dipartono tutte le linee di ciò che sulla scena avviene e risuona. Il palco è lasciato nella sua nudità, guarnito solo dagli “strumenti di lavoro”… Sullo sfondo, dal nero teatrale si staglia il bianco prorompente di due elementi minimi quanto netti: una pietra ed un bicchiere di latte.
Siamo ovvero nella dimensione pura della mise en espace, il territorio teatrale che nasce per porre il testo al centro della scena e dell’attenzione. E Carbonio è un testo arduo anche per l’attore, il quale è chiamato a poggiarsi sulle mere “porosità” verbali della pagina: l’interpunzione, la consistenza delle consonanti, le possibilità di variazione proposte dagli avverbi e dagli incisi, fino a far riverberare una ricchezza di valori attorici non segnalati ma presenti, che il testo contiene sottotraccia.
Ecco allora che il mestiere attorico compie un atto di transustanziazione, un’opera – diremo – di tipo chimico, secondo un parallelismo che Levi non solo amerebbe, ma che amò e predilesse. L’attore – lavorando su di un testo quasi ostile, rispetto ai canoni – rivela un’essenza istrionica ed ilare che il testo possedeva solo in potenza, o che tratteneva pudicamente nel codice di uno stile di scrittura raffinato, dove il gioco trionfa perché si celia e si cela costantemente.
Carbonio è soprattutto il testo che maggiormente illustra la formazione scientifica di Levi, il quale non si scoprì scrittore per repentina necessità, né mai rinnegò le coordinate della sua identità effettiva. Il chimico Levi sorvegliò costantemente sul Levi umanista ed artista, scongiurando ogni autocompiacimento nella forma.
Domenico Galasso si muove con rigorosa naturalezza in un percorso di saperi che non si sovrappongono, bensì si sostengono vicendevolmente: il mestiere dell’attore come custode primo dell’opera dello scrittore, nel pieno della sua profondità e vitalità palpabile.
Completa la lettura scenica l’intervento del Prof. Stefano Redaelli (Università ARTES LIBERALES di Varsavia).

DUO DISCANTO

La voce antica e le radici profonde della tradizione popolare abruzzese
sono le fondamenta sulle quali DisCanto costruisce, e ricerca, nuove sonorità
in grado di far rivivere un patrimonio culturale che altrimenti andrebbe disperso.
Arricchitosi negli anni grazie a tante testimonianze e al contributo di studiosi ed
esperti, il vastissimo repertorio contiene canti della tradizione orale
ricercati a partire dagli anni ’70, rielaborati e riproposti in modo originale
insieme a brani nuovi legati comunque a tematiche, vecchie e nuove, del territorio
abruzzese.
Canti di lavoro, incanate, serenate, ninne nanne, filastrocche, orazioni, canti a
dispetto, salterelli e brani d’autore vengono proposti, grazie alla sensibilità dei
musicisti coinvolti, in diverse forme di concerto/spettacolo offrendo sempre agli
ascoltatori un ampio quadro rappresentativo delle varie espressioni della cultura
popolare d’Abruzzo.

GENTE DI NESSUNO - LA RAGIONEVOLISSIMA FIFA DI DON ABBONDIO

È il racconto di un uomo che non era nato con un cuor di leone e che fin da giovanissimo aveva capito che la condizione peggiore, a quei tempi, era quella di essere un animale senza artigli e senza zanne, e che pure non sentisse l'inclinazione ad essere divorato.

Lo spettacolo è un viaggio che affronta il romanzo dal punto di vista di don Abbondio, seguendolo a partire dalla prima minaccia di morte, i dialoghi con Perpetua, attraverso la fuga dei due promessi sposi, l'incontro con il Cardinale Federigo Borromeo, la calata dei lanzichenecchi, la carestia e la peste finale, che prepara il lieto fine.

D'ANNUNZIO RITRATTO DELL'ARTISTA DA GIOVANE

Una lezione spettacolo intorno ai materiali di Gabriele d'Annunzio. La formazione e il rapporto del Vate con la terra natale, tra le appassionate parole del Prof. M. Cimini (Ud'A) e l'interpretazione di Domenico Galasso

Domenica 28/05

LA SCORCIATOIA

Un Flaiano inusuale, disturbante. Dal I° capitolo di TEMPO DI UCCIDERE, unico romanzo di E. Flaiano vincitore del primo Premio Strega. Durante la Campagna d'Africa un giovane ufficiale italiano, mettendo a nudo la sua coscienza, confessa un crimine.

Sabato 29/04, Domenica 30/04 Domenica 14/05

NATALE A TEATRO

PRODUZIONE

IMMAGINADI

DRAMMATURGIA

ALFREDO TROIANO


Chi è Caco?
Un clochard?..
Un viaggiatore?..
Un esploratore di mondi, forse..
Lo spettacolo racconta la giornata di un senza-dimora. Affamato, vaga per il mondo sperando di incontrare la donna ideale.. o la propria anima
Questo episodio è il primo di una serie di avventure che lo vedrà coinvolto in contesti diversi, e dove utilizzerà linguaggi espressivi di volta in volta diversi.


PRODUZIONE

PUPI ITALICI - TSA ENTE REGIONALE - DIOCESI SULMONA-VALVA


TESTO E DRAMMATURGIA

GIROLAMO BOTTA E ALESSANDRA GUADAGNA


NARRAZIONE E CUNTO

GIROLAMO BOTTA


SCENOGRAFIE E COSTRUZIONE PUPI

GIROLAMO BOTTA


MANOVRA DEI PUPI

GIROLAMO BOTTA

ALESSANDRA GUADAGNA


MUSICHE DAL VIVO

VALENTINO DI MAULO

LO SPETTACOLO

La storia dell'eremita Pietro Angelerio raccontata attraverso la grande tradizione dell’OPERA DEI PUPI, patrimonio immateriale e orale dell’umanità (Unesco): una storia antica ma capace di parlare al cuore del presente, con tutta la forza, il pathos e al tempo stesso la leggerezza di un’opera teatrale.

Ecco svolgersi davanti agli spettatori la vicenda dell’eremita Pietro del Morrone, considerato santo ed eletto papa col nome di Celestino V: l’emissione della bolla chiamata PERDONANZA, la rinuncia al papato, la fuga e, infine la morte avvenuta a Fumone.

Tutta la vicenda è stata adattata teatralmente, con un processo creativo e di fantasia da cui nasce una drammaturgia inedita, in cui ci si è comunque attenuti con assoluta fedeltà nel riportare personaggi e passaggi storici realmente accaduti.

Il teatro di figura e la tecnica del Cunto dà vita ad uno spettacolo unico nel suo genere, per rappresere un momento fondamentale della memoria storica collettiva.

LA COMPAGNIA PUPI ITALICI

La compagnia è stata fondata da Girolamo Botta marionettista(puparo) e pittore nato a Palermo nel 1985, da sempre appassionato d'arte, dopo il diploma all'Istituto d'Arte dà il via alla sua carriera artistica frequentando diversi laboratori e teatri di figura del famoso teatro dei pupi Siciliani della città natale, nel 2013 si trasferisce in Abruzzo nella città di Sulmona fondando la compagnia e la realizzazione dei Pupi Italici insieme ad Alessandra Guadagna.

OPERA DEI PUPI

L'Opera dei Pupi è l'antica forma teatrale di figura di origine Italiana nata nel 1700, dichiarata nel 2008 patrimonio orale e immateriale dell'umanità Unesco (come la Perdonanza Celestiniana, dichiarata nel 2019 ) patrimonio culturale e di salvaguardia con legge Italiana n. 77/2006.

La figura è stata usata fin dai tempi antichi per trasmettere qualcosa al suo interlocutore, anche se il pupo è di complessa costruzione artigianale riesce a trasmettere con naturalezza e semplicità le storie che rappresenta.

IL CUNTO

Inanzi tutto occorre dire che è la forma di teatro più antica che esista. Il Cunto viene fatto con l’essenziale che richiede la tradizione: una pedana, una spada, il corpo e la voce.

Durante il racconto la voce si trasforma, fino a raggiungere alcuni momenti drammatici, in cui la recita risulta una metrica regolata che supera qualsiasi significato per toccare l’astrazione del corpo sonoro.

Il cuntista, ovvero il narratore professionista del ciclo carolingio e di storie epico cavalleresche è stato probabilmente il veicolo principale attraverso cui l’Opera dei Pupi ha derivato i soggetti da rappresentare nella sua forma ciclica. Da questi il puparo ha appreso la tecnica di interrompere il racconto in un momento cruciale, suddividendo le storie in infinite puntate.

Gli studiosi convergono tutti nell’affermare che sono state proprio le storie raccontate dai cuntisti ad ispirare la nascita del pupo armato.

SCENOGRAFIE

Nello spettacolo sono anche presenti vere e proprie opere di arte figurativa. Il cartellone a quadri, classico ed essenziale appoggio scenografico del cuntastorie, insieme ai fondali dipinti che fanno da sfondo alle scene dei pupi, sono parte di una scenografia teatrale tradizionale, così come gli stessi pupi, scolpiti, assemblati e lavorati a mano, sono frutto del lavoro artigianale e creativo di Girolamo Botta.




PRODUZIONE

PICCOLO TEATRO ORAZIO COSTA

 

COMPOSIZIONE DRAMMATICA

DOMENICO GALASSO

MUSICHE DAL VIVO

VIOLINO

ANTON BIANCO


reading/spettacolo

La forza evocativa della parola e il fascino irresistibile della musica si legano in una narrazione di volta in volta appassionata, lucida, moderna, mai canonica della festa.

NOTE DI REGIA

Tanto tempo fa, dicono, tre re, seguendo una stella, fecero un lungo, lunghissimo viaggio da Oriente a Occidente. A Betlemme, dicono, si fermarono davanti ad una grotta. Noi, per una distrazione, probabilmente, credendo seguitare la strada dei re, abbiamo, invece, proseguito diritto, diritto, sempre diritto. Siamo occidentali, ora. Disorientati. La prova è in questi racconti. Una protesta contro il clangore del Natale, variamente sofferto secondo le diverse latitudini, longitudini, sensibilità… malessere vissuto, pensato, taciuto, confessato, scritto, cancellato, respirato, deglutito, vomitato, suonato, muggito, ragliato, danzato, che inventa la sua medicina rifacendo il percorso al contrario: sperando poter trovare una stella, un Oriente…

E i tre re?






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