CLITENNESTRA
O DEL CRIMINE
CLITENNESTRA o del Crimine
tratto da FUOCHI di M. Yourcenar
NOTE AL TESTO
“Nato da una crisi passionale, Fuochi, si presenta come una raccolta di poesie d’amore, o, se si preferisce, come una serie di prose liriche collegate fra loro sulla base di una certa nozione dell’amore. Come tale, l’opera non ha bisogno di commenti, in quanto l’amore totale, imponendosi alla vittima come malattia e insieme come vocazione, è da sempre una realtà dell’esperienza e un tema fra i più visitati della letteratura. Si può tutt’al più ricordare che ogni amore vissuto, come quello che ha dato origine al libro, si fa e poi si disfa all’interno di una determinata situazione, grazie a un complesso miscuglio di sentimenti e di circostanze che in un romanzo formerebbero la trama stessa della vicenda mentre in una poesia sono il punto di partenza del canto.” Marguerite Yourcenar
NOTE ALLO SPETTACOLO
In un tempo imbibito di anestetica fretta, la densità della scrittura di M. Yourcenar richiede a chi si accosti alla lettura o all’ascolto dei suoi brani, una disponibilità emotiva e una dedizione assoluta dei sensi; e rende necessaria, anche, per chi si avventuri nella messa in scena di un suo testo, una serena avventatezza.
Clitennestra, regina di Micene, dal tempo del mito giunge fino a noi, e davanti ai nostri piedi nudi frantuma la sua marmorea, regale monumentalità e si umilia e si moltiplica in cinque voci femminili, frammenti concordi che compongono questo straziante grido d’amore, dipanando pensieri, ricordi, sentimenti del tutto umani.
Mostrando la propria fragilità, ricostruisce non solo la sequenza degli avvenimenti, ma anche il procedere doloroso dei sentimenti tra le circostanze e le cose: le sue motivazioni. Riflette, davanti allo specchio muto degli spettatori, sui momenti salienti della propria vita emotiva, indissolubilmente legata ad Agamennone.
Ricucendo il dolore dell'abbandono con le molteplici voci dell'anima viva di chi ama, qualcosa dell’esperienza di ognuno s’incastona nell’esercizio emotivo della regina: mentre ella scompone e ricompone il quadro dell’umano sentire, lo spettatore riconosce, nella follia del suo amore, i bagliori di un vissuto che, in qualche tratto, gli appartiene. E il miracolo si compie di una catarsi che, finalmente, libera chi guarda dall’azione rappresentata e nello stesso tempo l’assempra a chi si è fatto carico di un sentire trasfigurato in atto estremo, irripetibile soglia del mito al di là della quale è il regno assoluto di Clitennestra.
Domenico Galasso
a cura di
Domenico Galasso
movimenti
Miriam Di Nardo Di Maio
con
Donatella Chiappini
Maria De Joannon
Rita Errico
Alessandra Litterio
Francesca Morgione
Realizzato col sostegno del Comune di Mozzagrogna e col patrocinio del Comune di Lanciano - Assessorato alla Cultura
tratto da FUOCHI di M. Yourcenar
NOTE AL TESTO
“Nato da una crisi passionale, Fuochi, si presenta come una raccolta di poesie d’amore, o, se si preferisce, come una serie di prose liriche collegate fra loro sulla base di una certa nozione dell’amore. Come tale, l’opera non ha bisogno di commenti, in quanto l’amore totale, imponendosi alla vittima come malattia e insieme come vocazione, è da sempre una realtà dell’esperienza e un tema fra i più visitati della letteratura. Si può tutt’al più ricordare che ogni amore vissuto, come quello che ha dato origine al libro, si fa e poi si disfa all’interno di una determinata situazione, grazie a un complesso miscuglio di sentimenti e di circostanze che in un romanzo formerebbero la trama stessa della vicenda mentre in una poesia sono il punto di partenza del canto.” Marguerite Yourcenar
NOTE ALLO SPETTACOLO
In un tempo imbibito di anestetica fretta, la densità della scrittura di M. Yourcenar richiede a chi si accosti alla lettura o all’ascolto dei suoi brani, una disponibilità emotiva e una dedizione assoluta dei sensi; e rende necessaria, anche, per chi si avventuri nella messa in scena di un suo testo, una serena avventatezza.
Clitennestra, regina di Micene, dal tempo del mito giunge fino a noi, e davanti ai nostri piedi nudi frantuma la sua marmorea, regale monumentalità e si umilia e si moltiplica in cinque voci femminili, frammenti concordi che compongono questo straziante grido d’amore, dipanando pensieri, ricordi, sentimenti del tutto umani.
Mostrando la propria fragilità, ricostruisce non solo la sequenza degli avvenimenti, ma anche il procedere doloroso dei sentimenti tra le circostanze e le cose: le sue motivazioni. Riflette, davanti allo specchio muto degli spettatori, sui momenti salienti della propria vita emotiva, indissolubilmente legata ad Agamennone.
Ricucendo il dolore dell'abbandono con le molteplici voci dell'anima viva di chi ama, qualcosa dell’esperienza di ognuno s’incastona nell’esercizio emotivo della regina: mentre ella scompone e ricompone il quadro dell’umano sentire, lo spettatore riconosce, nella follia del suo amore, i bagliori di un vissuto che, in qualche tratto, gli appartiene. E il miracolo si compie di una catarsi che, finalmente, libera chi guarda dall’azione rappresentata e nello stesso tempo l’assempra a chi si è fatto carico di un sentire trasfigurato in atto estremo, irripetibile soglia del mito al di là della quale è il regno assoluto di Clitennestra.
Domenico Galasso
a cura di
Domenico Galasso
movimenti
Miriam Di Nardo Di Maio
con
Donatella Chiappini
Maria De Joannon
Rita Errico
Alessandra Litterio
Francesca Morgione
Realizzato col sostegno del Comune di Mozzagrogna e col patrocinio del Comune di Lanciano - Assessorato alla Cultura